1935. Il medico-pittore torinese Carlo Levi, condannato al confino dalla dittatura fascista, accompagnato da due carabinieri, scende dal treno alla stazione di Eboli: "Cristo si è davvero fermato a Eboli, dove la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare, e si addentrano nelle desolate terre di Lucania. Cristo non è mai arrivato qui, né vi è arrivato il tempo, né l'anima individuale, né la speranza, né il legame tra le cause e gli effetti, la ragione e la Storia". Il viaggio prosegue in pullman e quindi in automobile. Raggiunto Gagliano, Carlo inizierà le sue piccole passeggiate in compagnia del cane Barone. Lentamente prenderà contatto con la popolazione che finirà per imporre, tanto a lui quanto al podestà fascista, di esercitare la professione di medico. Visitato dalla sorella Luisa, prenderà alloggio in una casa ove lo servirà Giulia. Si darà alla pittura. Scambierà parole con gli abitanti, con il podestà, con il misterioso Don Trajella. La conquista dell'Abissinia gli porterà la libertà. Tornato a Torino carico di ricordi, scriverà il libro che fa da soggetto al film. |