Proprietari di un decrepito palazzo a fitto bloccato il cui valore è soprattutto quello del terreno su cui sorge, e di un gatto soriano, il maturo scapolo Amedeo e sua sorella Ofelia, nubile, si son visti offrire da una società immobiliare, per il loro stabile, cinquecento milioni a testa: la sola condizione per averli è il previo sfratto di tutti gli inquilini, e sono molti. Aggrappandosi a ogni possibile pretesto legale Amedeo e Ofelia riescono a cacciar via una buona metà dei loro affittuari. Perché possano completare l'opera giunge a buon punto l'uccisione del soriano; compiuta con polpette avvelenate. Fingendo, infatti, di volerne scoprire l'autore, Amedeo s'intrufola ora nell'uno, ora nell'altro appartamento, in cerca di ragioni valide a sfrattarne gli occupanti. Se ne vanno, così, una finta insegnante di scacchi, che ha trasformato il suo alloggio in un bordello, e due anziani orchestrali spacciatori di droga. Vittima di lettere anonime scritte da Ofelia se ne va anche, ammazzandosi, un giornalista americano, mentre a far sloggiare un prete contestatore provvedono i suoi superiori. L'omicidio di un cameriere omosessuale di cui viene incolpato un boss mafioso, e la fuga per paura di una giovane ricattatrice che di quel delitto aveva le prove, sembrano finalmente concludere l'ardua lotta di Amedeo e di Ofelia per mettere le mani sul sospirato miliardo. Sennonché, passata la paura, la ricattatrice ritorna, riprendendo tranquillamente possesso del suo appartamento. |