Marino Bottecchia, detto "Mocassino", vive alle spalle di Tiziana, una prostituta sua amante e da lui protetta. Un venerdì sera la ragazza viene trovata uccisa: Marino, subito sospettato, dimostra di avere un alibi. Dai giornali, che dedicano largo spazio allo squallido avvenimento e ai suoi personaggi, Isolina Pantò - stravagante proprietaria di un asilo privato ed ex serva in un convento - riconosce la fisionomia dell'indiziato e ricorda di averlo visto sul luogo del delitto. La sua circostanziata e recisa testimonianza fa condannare il Bottecchia a 20 anni di galera, demolendo sia l'alibi che le testimonianze a favore. Isolina, che vive tutta sola, ha una amica, la quale si è sposata proprio il giovedì precedente al giorno dell'assassinio della prostituta. Questa circostanza, rammentatale dalla sposa, convince la Pantò di essere caduta in errore. Ella ricorre, pentita, all'autorità giudiziaria e ottiene la revisione del processo: Marino non viene liberato ma condannato a quattro anni di reclusione per reati minori emersi in sede di dibattimento, pena da scontare a Porto Felice. Decisa a riparare, Isolina assiste amorevolmente il recluso, giungendo a trasferirsi nei pressi del penitenziario per potergli essere più vicina. In breve i due finiscono con l'innamorarsi e si sposano in carcere. Finalmente liberato Marino - dopo aver finto di non essere riuscito a ottenere un lavoro - induce Isolina alla prostituzione e, quando la donna mostra di essersi troppo affezionata a un cliente, non esita a rivelarle di essere stato lui ad uccidere Tiziana. |