Nel 1958, Edna Buxton lascia Philadelphia per andare a New York per realizzare un suo progetto: diventare cantante. Superato il rituale provino affronta la prima esibizione in pubblico ed ottiene il primo successo che gli vale un contratto e, soprattutto, l'appoggio entusiasta di Joel Millner, un dinamico manager degli Stylettes che le suggerisce di assumere il nome d'arte di Denise Waverly e di impegnarsi a scrivere canzoni del tipo di quelle che incontrano i gusti del pubblico e vendono milioni di dischi. Comincia così l'avventura musicale di Denise: il primo successo lo coglie affidando la sua canzone ad un terzetto di colore e prosegue in un crescendo di consensi e di affari. Ma Denise non è soddisfatta: il suo desiderio più grande è quello di sentir cantare le "sue" canzoni con le "sue parole" e di interpretarle personalmente con la "sua" voce. Non è facile: in America, interpreti della canzone sono soprattutto gli uomini, tra i quali emerge Jay Phillips, ed anche i testi da musicare non sempre coincidono con i testi romantici che la giovane compositrice vuole affrontare, seguendo una sua personale ispirazione. L'adattarsi, suo malgrado, alle esigenze del mercato discografico le costa rinunce e sofferenze. Poi si verifica un periodo turbolento per la compositrice, le cui creazioni musicali sono contrappuntate da una serie di eventi e sconquassi della sua vita privata: il suo matrimonio con Howard Caszatt; i figli; il divorzio; gli amanti; la perdita dell'uomo amato che si uccide. Queste drammatiche esperienze di vita sono evocate nelle sue canzoni: vita e morte, amore, desiderio, tradimenti. Oltre a vicende "personali" nelle canzoni di Denise c'è anche l'eco di un'epoca in cui la società americana sta progressivamente perdendo ogni tensione spirituale scadendo in un quadro di disvalori in cui non c'è più posto per Dio. |