Nino Traballa e Carlo De Viola, soldati dell'ARMIR, si trovano nelle vicinanze di Charkov: durante una ricognizione. Carlo fugge con le scarpe di Nino, ch'è catturato dai russi. Tornato in patria, Carlo, alla fine della guerra, si trova senza lavoro e senza mezzi. Valendosi delle scarpe di Nino come di una commendatizia, si presenta ad Emilia, moglie di Traballa, vantando l'eroismo del commilitone, caduto a Charkov. Benché accolto con diffidenza, Carlo s'introduce in casa d'Emilia, dove s'insedia col proprio padre e la sorella, e infine sposa Emilia. Egli fonda anche il partito del reduce, il PRIPRI, al quale affluiscono adesioni ed offerte. Intanto Nino Traballa prova le delizie del paradiso sovietico, finché ha la fortuna d'incontrare un vecchio amico, ora gerarca del PCI, che lo fa fuggire. Nino ritorna a Roma, ma Carlo riesce ad impedire una catastrofe, convincendolo a confermare le di lui menzogne. Nino infatti si spaccia per il proprio fratello, da lungo tempo assente dall'Italia, ma quando questi scrive dall'America, Nino denuncia il compagno imbroglione. Superate altre complicazioni, Nino può riabbracciare Emilia e il figlioletto: il matrimonio con Carlo non è stato consumato ed è nullo. |